Personale

Le insegnanti della scuola, altamente qualificate, possiedono una precisa consapevolezza in ordine alle finalità e ai traguardi da raggiungere, competenze in ordine ai modi, ai tempi e ai procedimeti, ai sussidi nell’opera educativa. Ad affiancarle, vi è un ‘equipe di professionisti: psicologa, sociolaga, assistente sociale, pedagogista, pediatra e dietologo. Ciascuno offre lapropria professionalità nell’ambito delle proprie competenze al fine di raggiungere un unico obiettivo: svolgere servizio educativo.

“Essere insegnante di scuola materna comporta oggi un profilo di alta complessità e di grande responsabilità, e richiede la padronanza di specifiche competenze culturali, pedagogiche, psicologiche, metodologiche e didattiche unite ad una aperta sensibilità e disponibilità alla relazione educativa con i bambini “.

La funzione insegnante è scandita in tre momenti: il senso, lo scopo, il risultato. Riguardo al senso, basta richiamarsi ai classici: la relazione educativa nasce da una tonalità affettiva, la meraviglia. Tra il maestro e l’allievo vi è un doppio stupirsi: stupore che diventa domanda del perché di un evento, di un oggetto. Ciò che conosce non basta all’allievo, da qui’ l’insorgere di una costellazione di domande, talvolta insistenti. Nell’insegnante lo stupore nasce dal carattere inaspettato di quei perché, talvolta apparentemente insensati, di fatto sempre radicati in una ragione esistenziale. L’incrociarsi di questa doppia meraviglia è il segreto del successo di un insegnamento: diventa concreto perché concresce in un alternarsi di domande e provvisorie risposte, che alimentano altri interrogativi.

Il senso dell’educare ha qui’ il suo fondamento, e ha uno scopo: far si’che quella catena di domande diventi disciplina di un pensiero, e quindi di una vita. In fondo, con Ludwig Wittgenstein si può rappresentare la pratica educativa come l’apprendimento di una pluralità di giochi linguistici. Giochi che hanno le loro regole, riconducibili l’una all’altra. L’atto dell’imparare equivale al ”seguire con successo una regola”.Vale per la grammatica, la matematica, la lingua straniera e per la stessa fantasia. Questi perché che stanno all’origine dell’apprendimento non restano inevasi se mettono capo a una serie di regole. Ciò è causa di frustrazioni nell’insegnante e nell’allievo. C’è bisogno di entusiasmo e disincanto in chi fa l’insegnante: far apprendere giochi linguistici e le loro regole è una dura fatica. La meraviglia, oggi, ha una ricaduta cognitiva ed etica: cognitiva, perché abitua ad allargare la propria prospettiva e ad accogliere nel proprio orizzonte intellettuale nuovi oggetti; etica perché è innanzitutto apertura all’altro e agli altri.

Se ha un significato la parola vocazione accanto al sostantivo insegnante, lo ha congiungendo senso, scopo, risultato.

I contrassegni di chi educa sono:

  1. Accettare le proprie responsabilità, fare il proprio lavoro ogni giorno al meglio delle proprie capacità.
  2. Empatizzare, sapersi mettere nei panni degli altri (genitori, alunni, altri insegnanti, dirigenti) saper raffigurare il loro punto di vista.
  3. Collaborare­, saper creare situazioni di condivisione e di compartecipazione.
  4. Render conto, spiegare, mantenere documentazioni accurate, mostrare quello che si è fatto, essere convincenti ed aperti.
  5. Accettare le difficoltà, accogliere come eventi naturali i conflitti, i fallimenti, gli scontri, le paure;
  6. Guardare lontano, intravedere le conseguenze strategiche (a lungo termine) delle decisioni tattiche (a breve termine).
  7. Mostrare competenza ed interesse, saper attivare competenze ed interessi negli alunni.
  8. Non gettare la spugna, mantenere la fiducia negli allievi anche quando non riescono, avere fiducia in loro anche quando non ne hanno in sé stessi, incoraggiare.
  9. Riflettere e far riflettere: leggere, scrivere, pensare, comunicare problemi ed idee, condividere preoccupazioni con i colleghi, cooperare con essi. L’insegnamento richiede una riflessione continua che guarda in avanti verso la progettazione e indietro verso il vissuto.
  10. Ammettere gli errori e correggerli : correggersi è una priorità che aiuta a restare umili,
  11. Saper aspettare: essere pazienti, saper attendere che il proprio lavoro abbia effetto, che gli alunni riescano a rafforzare le proprie abilità.